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ClusterConcert: Emanuele Delucchi

emanuele delucchi big

Mercoledì 11 gennaio alle 19:30 Emanuele Delucchi, pianista e famoso concertista, inaugurerà la stagione "ClusterConcert | Per una Musica senza Confini".

La capacità di coinvolgereprendere per mano l'ascoltatore è la peculiarità del M° Delucchi, figura ormai nota a Cluster per il successo delle Lezioni-Concerto di Storia della Musica che tiene settimanalmente.

Mercoledì avremo l'onore di ascoltare in anteprima il programma del suo prossimo Cd edito da PianoClassics. 
Il concerto avrà durata di un'ora e si svolgerà presso l'auditorium di Cluster.

E' indicato a chi ama la musica classica e il pianoforte
oppure
a chi non ha mai ascoltato un concerto di pianoforte o di musica classica e ha voglia di vivere un'esperienza unica.


Ricordiamo che l'ingresso è libero per gli allievi Cluster, per gli esterni è 10€ e per i familiari Cluster c'è la riduzione a 5€.

Vi aspettiamo!


Eugen D'Albert fu pianista e compositore di primo piano nella cosiddetta “età d'oro” del pianoforte (gli anni a cavallo tra XIX e XX secolo); nato in Scozia da madre inglese e padre franco-italiano si trasferì giovanissimo in Austria e poi Germania, diventandone cittadino. Le trascrizioni qui presentate sono tutte da musiche organistiche di Johann Sebastian Bach: il preludio e fuga in re maggiore (reso celebre anche dalla trascrizione che ne ha fatto Ferruccio Busoni), una selezione da sei preludi e fughe (n. 1 in do minore, n. 2 in sol maggiore, n. 4 in la maggiore e n. 6 in re minore “Dorian”) e infine la conosciuta Passacaglia e fuga in do minore.

Come hai avuto l'idea di studiare e eseguire queste trascrizioni, così poco conosciute?
L'idea è stata di Federico Savio, grande appassionato della musica organistica di J. S. Bach e tecnico del suono con il quale ho collaborato per l'ultimo mio CD (“Godowsky, Studien uber die etuden von F. Chopin); essendo anch'io un amante della musica organistica di Bach il tempo intercorso tra la proposta di Federico e la mia risposta entusiasta è stato brevissimo!

Perché queste trascrizioni sono così poco eseguite?
Innanzi tutto la “concorrenza” fatta dalle celeberrime trascrizioni di Busoni (alle quali, tuttavia, quelle di D'Albert non hanno nulla da invidiare); in più il notevole livello di difficoltà che presentano, spesso dovuto alla enorme estensione richiesta alle mani.

Come sono strutturate queste trascrizioni?
Trascrivere dall'organo al pianoforte è semplice solo in apparenza (perché sono entrambi strumenti a tastiera), se si trascura di considerare un dettaglio peculiare dello strumento a canne: la pedaliera. La musica per organo di Bach è come se fosse scritta per tre mani (la terza sono appunto i tacchi e le punte dei due piedi che premono sulla pedaliera), due delle quali sono spesso “sdoppiate” in più voci; riformulando in termini meno tecnici, si può dire che la musica per organo di Bach è costruita su quattro (o anche cinque) livelli interdipendenti. Il pianoforte non ha pedaliera, dunque la melodia ad essa affidata dev'essere eseguita dalla mano sinistra, lasciando così alla destra l'onere di realizzare le altre tre o quattro linee melodiche. Si capisce così in cosa consti la difficoltà principale di queste trascrizioni: la intricata polifonia e la resa del suono pieno e orchestrale del grande organo.

Ti servi di qualche particolare espediente per rendere al meglio questo effetto sonoro?
Molto spesso la musica organistica di Bach viene eseguita su strumenti che si trovano in chiese più o meno grandi; il riverbero che si trova naturalmente in queste architetture è parte integrante della musica e io cerco di riprodurlo con un uso particolare e diffuso del pedale di risonanza del pianoforte: cambi rapidi e frequenti quando suono sul registro più grave dello strumento e via via più lenti quando mi sposto verso l'acuto. In più, con la mano sinistra, cerco di imitare l'andatura “pesante” del piede dell'organista, che non può essere troppo rapida, se non vuole compromettere l'intelligibilità delle note gravi. In più, mi servo spesso del pedale “tonale”, vale a dire quel particolare meccanismo del pianoforte moderno che permette ad alcune note di essere “tenute” più a lungo delle altre. Insomma, cerco di sfruttare tutte le risorse dello strumento!

È prevista un'incisione di questi brani?
Sì, a fine gennaio a Cremona, sullo Steinway D del 1906 della collezione di Marco Barletta e Alberto Mattarozzi; proprio su questo strumento ho inciso anche i miei primi due CD per l'etichetta PianoClassics, la stessa che pubblicherà le trascrizioni bachiane di D'Albert.

La sera dell'11, oltre ad eseguire i brani, farai una piccola presentazione per ognuno di essi?
Naturalmente... ormai è una peculiarità dei miei concerti: sono fermamente convinto che parlare al e con il pubblico per introdurlo a ciò che andrà ad ascoltare sia di capitale importanza. Ascoltare musica scritta secoli fa è molto simile all'entrare in un museo ricco di capolavori: in questo caso è la guida stessa che prende per mano il visitatore e lo fa entrare in ogni sala, anche la più recondita, a scoprire bellezze altrimenti nascoste o impolverate dal passare del tempo. 




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